Orario di apertura del museo: Dal Lunedi al venerdi solo su prenotazione (ass.borgodellarte@gmail.com) sabato e domenica (senza prenotazione) dalle 10,30 alle 12,30 e dalle 16,30 alle 19,00

Italia - Artena - RM

Via Fleming 4, Granaio Borghese

La Musica In Viaggio

La Musica In Viaggio

LA MUSICA IN VIAGGIO

a cura di Raffaele Palone

 

 

L’essere umano non si rassegna , o si rassegna raramente.

Non riesce ad immaginare una sua dimensione statica, stanziale ma la subisce.

Subisce il dolore del parto, la fame, l’ingiustizia, la violenza, la sopraffazione che disgrega la gioia, la tenerezza, la felicità;  che dissangua il futuro; che spezza i ricordi di un ballo all’aperto o di un abbraccio; che attutisce il suono di un violino o di un organetto o di un tamburello; che spezza le corde di un mandolino; che spacca la tavola di una chitarra.

E tutto si sporca di fango e si consuma. Tutto si scolora e diviene ricordo: ricordo di un ricordo da ricordare con fatica.

Ma se non fosse violenza fisica, immediatamente percepibile, immediatamente visibile; se tutto questo fosse il circolare, inesorabile movimento delle stagioni; il pagare la “corrisposta” al latifondista di turno e l’avere terrore della fame dell’inverno; il tenere la faccia costantemente rivolta al cielo , in una preghiera muta che non ha parole di fede ma che chiede di tener fuori dal campo la grandine o il gelo o i topi famelici o i corvi; se fosse tutto questo, allora il partire/fuggire sarebbe necessario.

E allora potremmo sentire l’odore acre del sudore delle stive, del cibo di terza classe, della salsedine che non va via dai vestiti; il ronzio sordo dei motori e la puzza del fumo delle ciminiere; e tutto questo sarebbe come recitare una preghiera ancora muta ma rivolta verso la prua della nave, per sostenerla, per sostenere e far galleggiare questo animale sconosciuto fatto di corde, carne, acciaio, ferro, fumo, rumori e musica.

Si, musica. Una miscela di voci, suoni, imprecazioni, lingue e odori.

Nessuno parte da casa senza portare con sé almeno il ricordo di una melodia, di un ritmo.

E alla fine del viaggio, la musica delle strade e sulle strade.

Musicisti di colore che imbracciano strani strumenti di ferro lucido. Anime di ferro e sangue.

Io ho salvato il mio mandolino.

Io sono stato salvato dal mio mandolino.

Queste suggestioni ci consentono delle riflessioni sulla musica che nel corso del tempo è stata caratterizzata di contaminazioni e prestiti, rappresentando uno dei principali canali di integrazione tra diverse culture.

Sono infatti le armonie e le melodie a comporre per eccellenza il linguaggio universale della musica, condiviso e comprensibile a tutti i suoi ascoltatori. E poiché l’arte trova la sua musa ispiratrice nella vita di tutti i giorni, è comprensibile che le canzoni italiane di fine Ottocento e inizio Novecento raccontino dell’esperienza emigratoria dei contadini italiani verso le Americhe.

Di nuovo grazie alla musica cercheremo di entrare in contatto con lo stato d’animo di un contadino-musico-viaggiatore immaginandolo imbarcato su una nave diretta verso gli Stati Uniti o l’Argentina o il Brasile o qualsiasi altra destinazione, per sfuggire agli stenti di un futuro già scritto.

Suonare sarà il suo solo riscatto, condividerà, con il pudore della gente abituata a lavorare con le mani, il suono della sua terra.

Ma la musica non gli apparterrà più, la condividerà inevitabilmente con viaggiatori, polacchi, ungheresi, tedeschi, irlandesi, italiani, africani, romeni, albanesi, che l’assorbiranno e che risponderanno per reazione con la loro musica.

La rappresentazione quindi, di suggestioni, per far sì che la musica compia (nuovamente) in anticipo rispetto alla natura umana e in contrasto rispetto alle usuali incrostazioni ideologiche, il miracolo della condivisione; dove ogni diversità è vista con curiosità e intelligenza.